LEM ha avviato un progetto strategico dedicato al recupero di metalli critici dai reflui industriali, in collaborazione con Circular Materials, scale-up tecnologica specializzata nell’economia circolare applicata all’industria. Ne abbiamo parlato direttamente con i protagonisti: Riccardo Momoli (Director Strategic Partnership & Business Development – Circular Materials), Matteo Albiani (Head of Metal Recovery & Refining – LEM) e Francesca Soci (HSE Manager e RSPP – LEM).
Riccardo Momoli, cos’è Circular Materials e cosa vi ha colpito di LEM al punto da renderla il partner industriale per questo progetto?
Riccardo Momoli:
Circular Materials è una scale-up tecnologica fondata nel 2019, specializzata nel recupero e valorizzazione di materie prime critiche contenute nelle acque reflue industriali complesse, come quelle generate dal trattamento delle superfici metalliche.
Abbiamo raccolto oltre 15 milioni di euro tra equity e grant e oggi gestiamo un impianto operativo in provincia di Padova, con una capacità di trattamento di circa 3.000 tonnellate di reflui all’anno.
A marzo 2025, il nostro progetto è stato riconosciuto come strategico dalla Commissione Europea nell’ambito del Critical Raw Materials Act (CRMA).
In LEM abbiamo trovato un partner con una visione chiara: trasformare un problema ambientale in un’opportunità industriale. LEM ha riconosciuto fin da subito il potenziale della nostra tecnologia e ha visto nei propri reflui una risorsa, non uno scarto. Da qui è nato un rapporto solido e orientato al risultato: recuperare metalli critici che sarebbero altrimenti finiti in discarica, con un impatto positivo e misurabile sull’ambiente.
Matteo Albiani, come avete individuato Circular Materials e perché avete deciso di scommettere su questo progetto?
Matteo Albiani:
Tutto è iniziato nel 2021, quando in LEM stavamo cercando nuove soluzioni per migliorare la gestione sostenibile delle acque industriali.
Ci interessava approfondire le potenzialità del trattamento a base di acqua supercritica, una tecnologia che ci ha subito colpito per efficacia e innovazione. È stato in questo contesto che abbiamo incontrato Riccardo e il suo team.
Abbiamo testato direttamente l’impianto Circular Materials nei nostri stabilimenti, verificandone l’efficacia su scala reale. Oggi possiamo dire di avere un processo validato e operativo, applicato a bagni di nichel e rutenio, due metalli fondamentali nei nostri cicli produttivi.
Questo progetto rappresenta per LEM un esempio concreto di come l’innovazione possa integrarsi anche nei processi più invisibili, contribuendo alla costruzione di un modello industriale più responsabile.
Riccardo Momoli, la vostra tecnologia SWaP permette di recuperare metalli da rifiuti considerati “non recuperabili”. Come funziona?
Riccardo Momoli:
In Europa si perdono ogni anno circa 30.000 tonnellate di metalli non ferrosi contenuti in reflui industriali complessi. Questi liquidi, contenenti cianuri, chelanti o tamponi, vengono spesso smaltiti come rifiuti pericolosi, con gravi conseguenze economiche e ambientali.
La nostra tecnologia, SWaP (Supercritical Water Precipitation), sfrutta una caratteristica unica dell’acqua: in condizioni supercritiche (oltre 374 °C e 221 bar), l’acqua non si comporta né come liquido né come vapore, ma diventa un fluido con proprietà eccezionali.
In queste condizioni, i metalli disciolti precipitano sotto forma di ossidi recuperabili, senza l’uso di reagenti pericolosi e senza generare fanghi tossici.
Il nostro impianto riesce a recuperare oltre il 99% dei metalli usando solo acqua ed energia. Il risultato è un processo economicamente sostenibile, scalabile e a zero rifiuti pericolosi, che trasforma un problema in una nuova materia prima per l’industria.
Francesca Soci, dal punto di vista HSE, come avete gestito il progetto?
Francesca Soci:
In LEM crediamo che l’innovazione debba sempre andare di pari passo con la sicurezza e la responsabilità ambientale.
Seguendo i principi della normativa italiana sui rifiuti, non ci siamo limitati all’obbligo normativo, ma abbiamo scelto un approccio proattivo nella gestione degli scarti.
Abbiamo formato il personale per garantire una separazione corretta degli scarti solidi e liquidi alla fonte, migliorando la qualità del materiale destinato al recupero. Inoltre, i rifiuti sono stati caratterizzati da un laboratorio accreditato, valutati per la loro idoneità al trattamento presso Circular Materials e trasportati in conformità alle norme di sicurezza.
Questo progetto ha permesso di consolidare una cultura aziendale orientata alla sostenibilità, mostrando che anche gli scarti, se ben gestiti, possono diventare una risorsa preziosa.
Matteo Albiani, quali tipologie di scarti LEM ha messo a disposizione per il trattamento?
Matteo Albiani:
Abbiamo lavorato su bagni galvanici esausti (contenenti nichel e rame) e soluzioni di lavaggio provenienti dal processo primario, in particolare quelle con tracce di rutenio.
Questi liquidi, noti come “recuperi”, contengono piccole quantità di metallo trascinato dal bagno principale.
Grazie alla tecnologia SWaP, siamo riusciti a recuperare il metallo contenuto, valorizzando anche i materiali considerati marginali o non recuperabili con i metodi tradizionali.
Riccardo Momoli, il progetto ha portato al recupero di rutenio e nichel. Perché sono così importanti per l’industria europea?
Riccardo Momoli:
Rutenio e nichel sono metalli strategici per l’industria europea: Il rutenio è usato in elettronica avanzata, rivestimenti tecnici, catalizzatori e persino nel settore del lusso; il nichel è cruciale per acciai inossidabili, batterie, mobilità elettrica e componenti elettronici.
Entrambi sono inclusi nell’elenco delle materie prime critiche (Critical Raw Materials) dell’Unione Europea. Con il Critical Raw Materials Act, approvato nel 2024, l’UE ha adottato un quadro strategico per garantire l’approvvigionamento sicuro, sostenibile e indipendente di queste risorse.
Il CRMA stabilisce che entro il 2030, almeno il 15% del fabbisogno annuale di materie prime critiche debba essere riciclato all’interno dell’Unione, con un massimo del 65% di dipendenza da un singolo Paese terzo per ciascuna materia prima.
Viene inoltre favorita l’identificazione e il supporto a progetti strategici lungo tutta la catena del valore: dall’estrazione al riciclo.
La nostra collaborazione con LEM è uno dei primi esempi concreti di applicazione di questi principi: recuperare rutenio e nichel dai reflui industriali locali, senza attività estrattive, rappresenta un passo avanti tangibile verso un’Europa più resiliente e sostenibile.
Matteo Albiani, qual è stato il momento più difficile e quello più gratificante di questo percorso?
Matteo Albiani:
Le difficoltà non sono mancate: problemi chimici, logistici e normativi, oltre alla naturale resistenza al cambiamento.
Tuttavia, il momento più gratificante è stato quando il rutenio recuperato è tornato in azienda, purificato e pronto per essere riutilizzato nei nostri bagni galvanici.
Quella bottiglia che conteneva il metallo recuperato rappresenta, per noi, la realizzazione di un modello di economia circolare concreta: da scarto a risorsa.
Francesca Soci, che impatto ha avuto questo progetto sulla cultura aziendale di LEM?
Francesca Soci:
LEM ha sempre dato grande attenzione al recupero di metalli preziosi, come oro e palladio, ottenendo le certificazioni RJC-COP (Code of Practices) e RJC-COC (Chain of Custody) del Responsible Jewellery Council, l’organizzazione internazionale che promuove standard etici e ambientali nella filiera dei metalli preziosi.
Negli ultimi anni, però, l’interesse si è esteso anche verso i metalli critici, fondamentali per la transizione ecologica. Abbiamo capito che anche i nostri processi galvanici, se gestiti nel modo giusto, possono contribuire a questo cambiamento.
Questa consapevolezza ha portato a un rafforzamento della nostra cultura interna: investire in R&S, valorizzare ogni scarto, diffondere una mentalità sostenibile che coinvolge tutti i livelli dell’organizzazione.
Matteo Albiani, pensate che questo tipo di collaborazione possa definire nuovi standard di filiera?
Matteo Albiani:
Assolutamente sì. Il nostro obiettivo non è solo applicare tecnologie, ma guidare il cambiamento.
Fin dall’inizio, abbiamo lavorato con Circular Materials per costruire un modello replicabile in tutta la filiera galvanica decorativa.
C’è ancora molta strada da fare, ma siamo convinti che questo approccio possa trasformare radicalmente la gestione degli scarti industriali, rendendola più efficiente, sostenibile ed economicamente vantaggiosa.
Matteo Albiani, qual è il prossimo passo? State già guardando a una seconda fase?
Matteo Albiani:
Sì, il progetto non si ferma qui. Insieme a Riccardo e al team di Circular Materials abbiamo già avviato una nuova fase di analisi e test, focalizzata su ulteriori tipologie di liquidi, con l’obiettivo di estendere l’applicabilità della tecnologia SWaP.
Stiamo lavorando, ad esempio, su bagni galvanici per la deposizione del bronzo e su soluzioni a base di cianuro, che possono contenere non solo rame, ma anche metalli preziosi come oro e palladio. Se i risultati saranno positivi, potremo compiere un ulteriore passo avanti sia nel trattamento sicuro di liquidi pericolosi, sia nel recupero di materiali ad alto valore oggi difficili da gestire.
Parallelamente, abbiamo avviato un’analisi per valutare in modo scientifico e trasparente l’impatto ambientale del processo rispetto alle pratiche tradizionali. Questo ci permetterà di quantificare concretamente benefici come la riduzione delle emissioni di CO₂, del consumo di acqua ed energia, e dell’impatto sul suolo e le falde acquifere. I risultati saranno fondamentali non solo per orientare le nostre decisioni future, ma anche per fornire a clienti e partner dati oggettivi sul valore ambientale generato.
Infine, stiamo iniziando a diffondere questa conoscenza anche all’interno delle altre aziende del Gruppo LEM INDUSTRIES. È un primo passo verso la replicazione del modello su scala più ampia, con l’obiettivo di estendere i benefici ambientali e industriali di questa tecnologia lungo tutta la nostra filiera.
Il recupero dei metalli critici come leva strategica per la resilienza industriale
Il progetto avviato da LEM in collaborazione con Circular Materials rappresenta un esempio concreto di trasformazione industriale sostenibile, dove la sinergia tra innovazione tecnologica, competenze operative e visione ambientale porta risultati misurabili.
Recuperare metalli critici dai reflui non è più una sfida tecnica, ma una scelta strategica per costruire filiere più resilienti, circolari e indipendenti, in linea con le priorità europee.
Un modello da seguire, non solo per chi opera nel settore galvanico, ma per tutta l’industria che vuole trasformare gli scarti in valore.