Fasonista: la start-up che rivoluziona la trasparenza nella moda e nel lusso

24/09/2025
Fasonista: la start-up che rivoluziona la trasparenza nella moda e nel lusso

Intervista esclusiva a Gabriele Ansani, fondatore di Fasonista: dal progetto pilota all’ambizione di creare un marketplace di aziende mappate e sostenibili.

Trasparenza, tracciabilità, innovazione: sono le parole chiave che stanno trasformando il settore moda e lusso. In un’epoca in cui il cliente finale e i grandi brand richiedono garanzie sulla Filiera produttiva, nasce Fasonista, la piattaforma che vuole andare oltre i tradizionali audit, introducendo mappature intelligenti, analisi delle performance e valutazione delle strategie di gestione aziendale.

Abbiamo intervistato il fondatore della piattaforma, Gabriele Ansani, per capire come è nato il progetto, quali obiettivi si pone e in che modo può contribuire a ridefinire la trasparenza nelle Filiere.

Come nasce Fasonista? In cosa consiste il progetto e quali sono i suoi obiettivi principali?

“Fasonista nasce dalla mia esperienza diretta nella Filiera moda e del lusso e dall’osservazione di alcune criticità e opportunità che si sono evidenziate negli ultimi due anni. Ho notato che l’auditing viene spesso considerato solo come verifica di conformità normativa, ma in realtà può e deve essere molto di più. Può includere l’analisi delle performance, dei trend di mercato, delle tecnologie utilizzate e dei modelli di gestione della produzione e della qualità.

Per questo motivo parliamo di mappatura più che di audit: le nostre mappature si collocano a metà tra un audit tradizionale e una due diligence, valutando anche le performance aziendali. Sono informazioni preziose, soprattutto per una Filiera sempre più frammentata e flessibile, perché permettono ai fornitori di comprendere la propria sub-filiera non solo dal punto di vista individuale, ma anche aggregato, come in un controllo di gestione complessivo.

Spesso le aziende che investono in certificazioni e hanno alti livelli di performance non ottengono il giusto riconoscimento sul mercato. Con Fasonista vogliamo cambiare questa dinamica: creare un marketplace di aziende sane, mappate, verificate e ispezionate, offrendo anche un canale commerciale per attrarre l’attenzione dei brand o dei fornitori diretti, nel caso di terzisti “di secondo livello”. È un processo ambizioso e richiederà tempo, ma intanto le mappature ci permettono di creare un database e un censimento delle aziende verificate, trasformando la conformità e la responsabilità in leve di crescita e visibilità”.

LEM è stata l’azienda pilota per il report di Filiera: cosa ha significato per te?

Il progetto pilota con LEM è stato per me motivo di grande orgoglio. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con una realtà all’avanguardia, attiva concretamente nella responsabilità sociale d’impresa non solo internamente, ma lungo tutta la sub-filiera. Ho visto un’azienda che si fa comunità, promuovendo il benessere di tutti i fornitori e collaboratori come parte integrante della strategia di business.

Durante la mappatura, che ha coperto circa il 98% dei terzisti industriali attivi di LEM, i dati raccolti hanno confermato la qualità e la solidità della Filiera. Non sono emerse non conformità gravi, la tenuta occupazionale si è dimostrata molto forte, e la diffusione delle nomine dedicate alla sicurezza lungo tutta la Filiera è stata capillare. Il tasso infortunistico negli ultimi due anni è stato estremamente basso, mentre l’impiego di tecnologie industriali avanzate, spesso con impianti 4.0, ha confermato l’alto livello di innovazione. Inoltre, l’integrazione verticale di alcuni fornitori strategici ha rafforzato la qualità complessiva della Filiera.

Questi risultati dimostrano come un controllo attento e strutturato possa trasformare la Filiera in un vantaggio competitivo, migliorando performance, sicurezza e affidabilità complessiva. Per una start-up come Fasonista, lavorare con LEM ha significato mettersi alla prova, conoscere sistemi di gestione avanzati e raccogliere dati concreti che confermano il valore del nostro approccio”.

Che tipo di approccio vuole portare Fasonista nel mondo della moda e della sostenibilità?

“Il nostro approccio è olistico: non ci limitiamo a individuare le non conformità, ma vogliamo valutare le aziende nella loro interezza. L’Italia è ricca di piccole imprese eccellenti, custodi di competenze artigianali uniche, capaci di garantire qualità e rapidità, ma che spesso non ottengono la visibilità che meritano. Ignorare questi elementi significa non cogliere il vero valore del Made in Italy.

Con Fasonista premiamo le best practices e riconosciamo il vantaggio competitivo delle aziende che investono in certificazioni, innovazione e sistemi di gestione avanzati. Per rendere tutto questo trasparente, abbiamo introdotto un rating chiaro e oggettivo, che parte da un punteggio più alto per le aziende certificate, valorizzando l’impegno e le risorse dedicate al miglioramento continuo.

Il nostro obiettivo è trasformare la conformità e la responsabilità in leve di crescita reali, offrendo alle aziende l’opportunità di posizionarsi come partner strategici all’interno della Filiera e di ottenere maggiore visibilità sul mercato”.

Puoi spiegarci cos’è un “report di Filiera” e perché è importante oggi?

“Un report di Filiera è uno strumento che aggrega i dati e le informazioni raccolte da tutte le aziende mappate all’interno della stessa Filiera, quasi come se fosse un’unica grande organizzazione. L’obiettivo è avere una visione a 360 gradi dello stato di salute complessivo, comprendere le dinamiche tra i fornitori e identificare eventuali aree di miglioramento.

Ad esempio, grazie al report si può analizzare la tenuta occupazionale, il turnover, le aree di lavorazione più critiche e il grado di dipendenza dal fatturato della capo-filiera. Oggi, in un periodo di grande complessità per il settore, il report è fondamentale anche per capire come le aziende hanno gestito strumenti di integrazione salariale o altre misure straordinarie.

Il report permette quindi di evidenziare quali fornitori meritano maggiore attenzione, quali sono più performanti, chi utilizza tecnologie industriali avanzate e chi ha investito di più in sistemi di gestione strutturati. In un mercato del lusso sempre più frammentato e competitivo, conoscere lo stato della propria Filiera non è solo utile: è essenziale per continuare a investire in aziende sane e robuste”.

Quali difficoltà hai incontrato durante la mappatura della Filiera e quali risultati significativi sono emersi dalla collaborazione con LEM?

“La sfida principale è stata adattare le mappature alle differenti strutture aziendali. Ogni realtà ha dimensioni, organizzazione e bisogni diversi. Mappare un’azienda strutturata e con molte funzioni manageriali come LEM è molto diverso dal farlo per un piccolo laboratorio di legatura o pulimentatura. 

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, spesso le aziende più grandi non sono le più difficili da mappare: sono abituate agli audit e hanno investito in sistemi di gestione avanzati. Il vero banco di prova è nelle realtà dove la struttura è più snella e le competenze distribuite. 

Con LEM, invece, ho visto una presenza forte su tutta la sub-filiera: controllo, certo, ma anche investimento e crescita dei fornitori. Molti partner hanno migliorato la loro organizzazione nel tempo proprio grazie all’influenza della capo-filiera. I dati raccolti confermano una Filiera attenta, sana e conforme, con elevata tecnologia, bassissimo tasso infortunistico, diffusione di nomine per la sicurezza e integrazione verticale dei fornitori strategici. Questo ci ha permesso di dimostrare come il nostro approccio possa generare valore sia dal punto di vista dell’auditing sia della pianificazione industriale e commerciale”.

Qual è il valore aggiunto di questo tipo di analisi per un’azienda del settore moda e lusso?

“Guardare alla propria Filiera e avere una panoramica precisa delle dinamiche è un’attività strategica per qualsiasi impresa. Un report di Filiera permette di evidenziare criticità o zone d’ombra che potrebbero trasformarsi in problemi futuri, non solo per l’azienda che eroga il servizio, ma anche per i clienti, sempre più attenti a tracciabilità e trasparenza.

Inoltre, come avviene nel percorso per una certificazione, è anche un’opportunità di crescita: gestire meglio i fornitori, rafforzare la solidità aziendale e migliorare l’indotto generato. Avere una corretta visione complessiva della Filiera oggi fa la differenza: aumenta la consapevolezza non solo delle aziende, ma anche dei clienti finali e dei lavoratori”.

Come vedi evolvere il tema della tracciabilità e della trasparenza nei prossimi anni?

“Credo che l’evoluzione passerà attraverso due concetti chiave: tecnologia e trasversalità di competenze. Dal punto di vista tecnologico, negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti importanti: passaporto digitale di prodotto, blockchain, piattaforme digitali per tracciare non solo la materia prima ma l’intera sub-filiera, utilizzo dell’intelligenza artificiale.

La sfida principale resta culturale: molte aziende percepiscono questi strumenti come costi, mentre in realtà sono investimenti per costruire uno storytelling di Filiera trasparente e sana.

Il secondo aspetto è la trasversalità delle competenze: le attività di verifica non possono più riguardare solo i tecnici normativi. Serve anche chi conosce il business, il settore e i trend di mercato, per applicare le competenze tecnico-analitiche in chiave gestionale e strategica”.

Pensi che modelli come quello sperimentato con LEM possano diventare uno standard per il settore?

“Lo spero davvero. Serve armonizzare le azioni di verifica: snellire quando possibile, potenziare quando necessario, e valorizzare le aziende anche dal punto di vista produttivo e qualitativo. Il cambiamento non può riguardare solo una start-up: deve essere un progetto corale che coinvolga aziende, enti istituzionali e brand.

Noi possiamo dire con orgoglio che il modello Fasonista è progettuale: lo stile di mappatura che sviluppiamo è applicabile a tutti i rami della Filiera moda e lusso, dall’accessoristica alla pelletteria, dalla calzatura all’abbigliamento. È importante partire da una visione generale per creare standard universali, adattabili poi alle specificità di ogni settore”.

Che consiglio daresti a un’azienda che vuole iniziare un percorso di consapevolezza e trasparenza sulla propria Filiera?

“Il consiglio principale è considerare questo percorso non come un semplice controllo, ma come un investimento strategico. La Filiera non è qualcosa di esterno alla propria organizzazione: è una ramificazione che completa il servizio offerto al cliente.

Affrontare la mappatura con onestà significa includere non solo i fornitori migliori, ma anche quelli che possono trarre maggiore beneficio dall’analisi, stimolando crescita e miglioramento. Se l’analisi diventa gestionale e strategica, la trasparenza assume un valore concreto: consente di raccogliere dati per la capo-filiera e di implementare azioni di miglioramento per tutti i fornitori coinvolti”.

Ringraziando Gabriele Ansani per aver condiviso con noi la visione, l’esperienza e i progetti di Fasonista, non possiamo che sottolineare quanto la mappatura intelligente della filiera rappresenti oggi un vero motore di crescita. Trasparenza, certificazioni, sistemi di gestione avanzati e valorizzazione delle best practices trasformano ogni azienda in un partner strategico, capace di farsi riconoscere sul mercato e di rafforzare la propria competitività.In un settore come quello della moda e del lusso, dove velocità, qualità e sostenibilità sono imprescindibili, conoscere e valorizzare l’intera Filiera significa costruire un vantaggio reale, tangibile e duraturo, capace di tradursi in innovazione e nuove opportunità per tutti gli attori della filiera.

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